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mercoledì 24 febbraio 2021

In…Chiostro, il concorso letterario per gli studenti degli Istituti Superiori di Vasto


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In…Chiostro, il concorso letterario per gli studenti degli Istituti Superiori di Vasto

Sospesi tra Dad, ritorni in classe e incertezze, gli studenti degli Istituti Superiori di Vasto da oggi potranno dare un calcio alla noia e cimentarsi con una straordinaria opportunità: un concorso letterario, a tema libero o ispirato alla pandemia e ai cambiamenti che hanno inevitabilmente interessato la vita di ognuno di noi.

Si tratta di “In…Chiostro”, il concorso organizzato dalla Pro Loco”Città del Vasto” APS e rivolto a tutti gli studenti degli Istituti Secondari Superiori della città. I partecipanti che rispetteranno le regole previste dal bando otterranno un credito formativo di 30 ore per i Licei e 60 per gli Istituti Tecnici, relativi ai PCTO. Per partecipare è necessario inviare entro il 10 aprile 2021, attraverso il proprio Istituto Scolastico di riferimento, un testo inedito di minimo 10 pagine e massimo 15, formato Word. Per maggiori informazioni sui dettagli e per visionare il regolamento è possibile chiedere al proprio Istituto o scrivere a prolocovasto@gmail.com.

Entro il 30 giugno, una Giuria composta da personalità del mondo della ricerca, della comunicazione, dell’editoria, della cultura e degli eventi comunicherà i vincitori. I primi 3 classificati saranno premiati con la pubblicazione delle loro opere e la presentazione dei loro lavori, nell’ambito dell’evento estivo  “Libri al Chiostro”, che si svolgerà nelle modalità previste dallo sviluppo delle normative Anti-Covid.

<< Vista la situazione attuale – ha dichiarato il presidente Mercurio Saraceni - che sta interessando tutti da vicino, abbiamo deciso di istituire questo concorso per dare un segnale di movimento e di energia ai ragazzi. Ci auguriamo che le scuole colgano questa bella opportunità e coinvolgano gli studenti appassionati di scrittura e tutti i ragazzi che hanno voglia di cimentarsi con questa iniziativa a partecipare numerosi>>.

Pro Loco “Città del Vasto” APS



 

lunedì 15 febbraio 2021

VASTO, Carnevale 2021 - ‟La Štorie” (in pandemia) - 27a Edizione















 

VASTO, Carnevale 2021 - La Štorie” (in pandemia) - 27a Edizione. 

di Fernando D’Annunzio 

Questa antichissima tradizione carnascialesca vastese ripresa nel 1995 giunge ad oggi senza interruzione. ‟La Štorie” quest’anno non verrà cantata in pubblico per salvaguardare la sicurezza di tutti. Mancava anche lo spirito necessario per scriverla, visto che ha quasi sempre trattato argomenti che si prestano alla satira e allo scherzo. Questa 27ª edizione, ridotta e a tema unico, ha il solo scopo di non interrompere la tradizione e di lasciare una testimonianza della triste esperienza e del brutto periodo che stiamo vivendo.





Sotto, il LINK dove poter vedere il video della 27a Edizione de "La Štorie" 2021 letta da Fernando D'Annunzio e, di seguito, il testo integrale:

1

La Štorie a’huanne?... Che ci vu’ candà!

È n’anne che nisciune pò scurdà.

La situazione è ancòre troppe trište,

‘i pò salvà soltande Ggisù Crište.

            Nin żi cande pe’ li vìje,

            nin gi šta manghe vulìje.

            Haje scritte ‘šta canzone

pe’ salvà la tradizione.

2

Chišt’ hanne ci šta poche da schirzà

li fešte nin żi fa, s’adà ‘spittà.

Intande ch’ aspittàme nu’ speriàme

ca di ‘šta “pèšte” ‘i ni libberàme.

            Però nu’ l’ariccundàme

            pe’ lassarle a lu dumàne…

            Chi putéve ‘mmagginà

quelle che štém’ a passà!

3

L’addr’anne a Carnivàle, di ‘šti timbe,

a fištiggià s‘è ffatte n’tèmpe n’tèmpe.

A’huanne nin è arie e jé vietàte,

pure se štéme tutte “mascheràte”.

            Niènde bbace, niènd’ abbracce,

            e ni’ ‘i huardàme n’bacce,

a dištanze ‘i tinéme,

manghe j’aricanuscéme.

4

Nin żi pò fa nisciùn’ assembramènde,

lundàne adéma šta dall’addra ggènde…

Li mascherìne e lu dištanziamènde,

li huande prunde e lu disinfettande.

            Ogne cose che tuccuàme

            pu’ li mane i’allavàme

            e allavanne allavanne

pare ca si šta fruvuanne.

5                     

Da mofalanne tutt’ à cumunzàte,

lu monne ‘ndìre s’è ‘ritravuddàte

pe’ chela cosa scanusciùte e brutte

che ancòre šta a purtà dilòre e lutte.

            Tuttiquènde li scinziàte

‘štu virùss’ hanne študiàte,

ma nen tròvene ‘na cure

che ti métt’ a lu sicure.

6

N’ pringìpie da la Cine à cumunzàte,

tutte lu monne è štate cuntaggiate.

S’è spalijàte gné ‘na macchia d’ùje,

cuntìnue a spalijarse angòre ùjje.

            Nin żi conde cchiù li murte,

            li ‘spidàle šta ‘ndasàte.

Puvre mìdich’ e ‘nfirmìre,

quanda šta sacrificàte.

7

Lu sierològgiche e lu tambone

ti pò ‘sci’ male o ti pò ‘sci’ bbone.

Cummìne a pinzà sempre positìve

speranne ca t’aèsce negative.

            Pò scattà l’isolamènde,

            pò scattà la quaranténe,

            aspittanne lu mumènde

che si spèzze ‘šti caténe.

8

Si pètte e s’aripètte li Reggione

di ggialle o di rossce o d’arangione,

e mendre che šti ‘ dda’ l’ùtima mane,

cagne chilòre da ugge a dumàne.

Tra lu Štate e li Reggione

nin żi sa chi tè’ rraggione

e ‘šta  huèrre di chilùre

chi li sa pe’ quanda dure.

9

E lu guvèrne già ni’ štéve ritte,

po’ j’hanne mésse pure la cianghétte

e p’ariżżarle ci vulé’ nu maghe,

perciò hanne chiamàte Mario Draghe.

È difficile l’uniòne

pure nghi ‘šta situazione,

si fa sèmpre poch’ e niènde

pe’ lu bbéne de la ggènde.

10

È la speranze di tutte lu monne

che tutte quéšte è un brutte sonne

e ‘na matine, gna j’arisvijjame,

a n’ann’ arréte nu’ j’aritruvàme…

            Ma purtroppe è la realtà,

            ci šta sole da sperà

            ca fa effette lu vaccine

e a ‘šta piaghe métte fine.

 
Pubblicato da Mercurio Saraceni




sabato 13 febbraio 2021

Storia del Museo di Roma: Carlo d’Aloisio da Vasto e la Roma degli anni Trenta. Incontro online a cura di Sergio Guarino.



Storia del Museo di Roma: Carlo d’Aloisio da Vasto e la Roma degli anni Trenta. 

Incontro online a cura di Sergio Guarino.

A ridosso della nascita del Museo di Roma, istituito il 21 aprile 1930 nell’ex-Pastificio Pantanella a Piazza Bocca della Verità, Carlo D’Aloisio da Vasto (Vasto 1896 – Roma 1971) venne incaricato da Antonio Muñoz di curare la sezione di arte moderna. Quando nel 1935 questa sezione fu trasformata nella Galleria d’arte moderna D’Aloisio da Vasto venne nominato Direttore.

Sembra doveroso ricordare, nel cinquantenario della morte, la figura eclettica di questo artista, curatore museale e saggista.

La sua attività artistica, dopo alcune esperienze giovanili, si era sviluppata nel primo dopoguerra secondo linee anticipatrici – come ha riscoperto la critica degli ultimi tempi – della Scuola romana degli anni Trenta. Nel 1930 aveva fondato l’Almanacco degli artisti o Il vero Giotto, che nei quattro anni di vita vide la collaborazione dei principali artisti italiani.

Lunedì 15 febbraio 2021 alle ore 16,30. E’ il primo degli incontri on line previsti nell’ambito del programma 2021 del progetto “Educare alle mostre, educare alla città“, promosso dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Sergio Guarino, curatore storico dell’arte, è responsabile dei Musei di Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

(Sergio Guerino)
Incontro gratuito con prenotazione obbligatoria allo 060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00). L’incontro (durata circa 50′) si svolge sulla piattaforma Google Suite. Si suggerisce di entrare con il browser Chrome. A conferma della prenotazione viene inviata una mail con il link di accesso. Questo il link alla pagina dedicata all’evento:

http://www.sovraintendenzaroma.it/content/storia-del-museo-di-roma-online-0

Il progetto “Educare alle mostre, educare alla città“, giunto alla decima edizione, propone da Febbraio a Maggio 2021 una vasta scelta di incontri sulle mostre, sui musei, sul territorio, e approfondimenti a tema storico – artistico, sociale o scientifico, per una lettura ragionata della storia di Roma dal centro alla periferia.


Quest’anno il laboratorio condiviso si sposta on line, in uno spazio virtuale dove direttori di musei, curatori, studiosi e docenti universitari continuano a proporre esperienze e analisi, in un programma che volutamente mescola e integra saperi umanistici e scientifici.

L’obiettivo, visto il successo dell’iniziativa presso la cittadinanza, è quello di rendere gli incontri un’occasione di conoscenza e arricchimento, non solo per gli studenti e i professori ma anche per un pubblico più ampio.

Concepito con l’intento di facilitare e approfondire il dialogo interdisciplinare (tra arte e scienza, sociologia e urbanistica, restauro e storia), il programma è realizzato grazie al lavoro in rete con altre istituzioni: le Biblioteche di Roma, la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo dell’Università La Sapienza, il corso di Laurea in Beni Culturali della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma di Tor Vergata, il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, l’Accademia di Belle Arti, l’Accademia Nazionale di San Luca, l’Istituto Luce, Cinecittà e la Società Italiana delle Storiche.

Gli incontri si svolgono on line sulla piattaforma Google Suite e sono aperti a tutti gli interessati. Una sezione è riservata all’interlocuzione con i relatori, nello spirito di dialogo che è a fondamento dell’iniziativa. Questo il link alla pagina dedicata al progetto: 

http://www.sovraintendenzaroma.it/content/educare-alle-mostre-educare-alla-città-2021


Pubblicato da Mercurio Saraceni





giovedì 11 febbraio 2021

L'anima di Dante

L'anima di Dante 



 

 

 

 

 

 

   

 

di Gianni Oliva

da: "Vasto domani" giornale degli abruzzesi nel mondo - Anno LV N. 2 - Febbraio 2021


E' sotto gli occhi di tutti che l’anno dantesco, il 2021 (700 anni dalla morte di Dante), va a gonfie vele. Le manifestazioni erano già cominciate l’anno precedente con l’istituzione da parte del Ministero dei Beni culturali, nella persona dell’attivissimo ministro Franceschini, del Dante day, una ricorrenza fissa, come il giorno della memoria,  che ha indubbiamente il suo valore promozionale, anche per quei luoghi di interesse dantesco sparsi per tutta Italia (dalle nostre parti è toccato a Monteodorisio in quanto feudo appartenuto a Sordello da Goito, miles di Carlo I d’Angiò).  Ma dagli ultimi giorni dell’anno appena trascorso è andato man mano crescendo il clamore per la «riscoperta» (ahimé) di Dante nei salotti televisivi, ove si avvicendano giornalisti e dantisti dell’ultima ora con il loro libro sotto braccio da mostrare al pubblico. Si tratta nella maggior parte dei casi di profili e di ricostruzioni biografiche non sempre di prima mano allestite per l’occasione o di adattamenti della Commedia in forma di narrazione, come l’opera di Dante si risolvesse in un affascinante itinerario avventuroso nell’oltretomba, dagli Inferi «a riveder le stelle», magari alludendo alla pandemia in corso da cui tutti vorremmo uscire al più presto. Sono instant books, come vengono detti, libri destinati purtroppo a non lasciare traccia, adatti semmai a tamponare l’occasione della ricorrenza o a trasformarsi, nei casi peggiori, in regali di Natale, con soddisfazione degli editori e degli scaltri autori.

In ogni caso c’è da chiedersi se tutto ciò è un bene o un male. Direi che è comunque un bene se come conseguenza ha l’avvicinamento del grande pubblico alla poesia dantesca, o per lo meno di quello che non avrebbe mai pensato di leggere un libro su Dante, anche a rischio della estrema semplificazione e di una conoscenza approssimativa, se non distorta. Qualche anno fa venivano criticate dagli addetti ai lavori le istrioniche letture di Benigni ma, per quanto mi riguarda, ho sempre ritenuto che per la divulgazione di Dante hanno fatto molto di più quelle performances di quanto non siano state efficaci le pur prestigiose (anche se a volte noiose) lecturae Dantis delle accademie (nelle quali riconosco di essere stato molte volte coinvolto di persona).

La situazione attuale non è nuova. Cento anni fa, nel 1921, altro anno deputato per il centenario dantesco, Giovanni Papini, in un libro intitolato Dante vivo, non si faceva scrupoli di prendere di mira i dantisti, i dantomani, gli sterili chiosatori del poema (Marinetti a sua volta parlava di un «verminaio di glossatori»), i quali, presi dalle loro minuzie interpretative (le cosiddette cruces dantesche), erano accusati di perdere di vista l’anima di Dante, insomma, la sostanza profonda del suo messaggio.

Il dantismo celebrativo di oggi rischia di sortire forse gli stessi effetti perché il tema primario sembra essere quello dell’attualità del grande poeta. Ci si chiede sempre: ma Dante è attuale? Come se gli autori possono essere scelti in base al tasso di attualità della loro opera ignorando la connessione stretta con il loro tempo. Certo, come tutti i grandi classici, Dante contiene messaggi che riguardano il comportamento degli uomini e per questo è come Omero, come Shakespeare, autori in cui si riflettono le verità universali. 


Attenzione però. Alcune di queste verità, indubbiamente le più importanti, sono di natura spirituale e dunque connesse con un sapere teologico profondissimo e complicato con cui oggi si è persa dimestichezza. Va detto a scanso di equivoci che Dante è un poeta difficile e come tale richiede rispetto. Un’epoca utilitaristica come la nostra, fondata sul tessuto finanziario e sull’economia, quindi fondamentalmente laica, può recepire senza difficoltà un discorso «anagogico» che prevede il ricongiungimento della creatura con il Creatore? Il viaggio di Dante non è un’escursione più o meno avventurosa nei regni dell’oltremondo, tra diavoli e gerarchie angeliche, in compagnia di personaggi alcuni dei quali indimenticabili protagonisti del suo universo. Affermare questo significa ignorare il realismo figurale, il significato delle scritture su cui Dante tanto insiste. L’anagogia nel suo significato etimologico (dal greco anagoghè), ossia viaggio dal tempo all’eterno indica il fine ultimo dell’uomo che, in quanto creatura, tende a ricongiungersi con il creatore. L’epoca attuale ricava da Dante quello che vuole e che più gli aggrada (Quidquid recipitur, ad modum recipientis recipitur = Qualunque cosa venga ricevuta, viene ricevuta secondo le possibilità di chi la riceve), senza curarsi molto della verità sostanziale.

Si vuol dire  che i problemi che Dante pone sono molto più complessi di quello che sembra;  sono molto più lontani dalle posizioni morali che convengono alla società evoluta dei tempi nostri. Il mondo dantesco, a livello politico, ideologico, culturale, è ben altro dal nostro e penetrarvi per conoscerlo richiede pazienza, attitudine all’ascolto e allo studio. Tutto si può fare e, volendo, anche senza essere degli specialisti, è possibile affrontare lo studio di Dante con cognizione di causa, rimuovendo però atteggiamenti frettolosi e superficiali. Magari un corso di lezioni tenute a un pubblico volenteroso (e davvero curioso) forse sortirebbe migliore effetto, qualora, al di là delle convenienze, si insistesse su un  principio fondamentale:  che  la Commedia- ripetiamo- non è uno svago ma è la coscienza e la consonanza della sorte umana, è il poema che ricorda agli uomini che la vita è assidua meditazione della morte e infinita malinconia di beni sperati e smarriti, prova incessante di passione e di pentimento, di violenze e rinunce, di verità e d’ignoranza.


Pubblicato da Mercurio Saraceni

giovedì 4 febbraio 2021

Nel 50° della sua scomparsa, nasce l’Associazione Culturale dedicata al Maestro Carlo d’Aloisio da Vasto, per promuoverne la memoria e svilupparne l’archivio storico e il catalogo generale


Autoritratto di Carlo d'Aloisio da Vasto









Nel 50° della sua scomparsa, nasce l’Associazione Culturale dedicata al Maestro Carlo d’Aloisio da Vasto, per promuoverne la memoria e svilupparne l’archivio storico e il catalogo generale

COMUNICATO STAMPA

Nel 2021 ricorre il 50° anniversario della scomparsa del Maestro Carlo d’Aloisio da Vasto - nato a Vasto nel 1892 e scomparso a Roma nel 1971 - figura di rilevante valenza storica, artistica e culturale del ‘900.

Promossa da alcuni dei discendenti diretti del Maestro, in queste settimane, è stata costituita l’Associazione Culturale “Archivio del Maestro Carlo d’Aloisio da Vasto”.

L’Associazione nasce con lo scopo precipuo di sostenere la piena valorizzazione dell’opera e delle opere del Maestro Carlo d’Aloisio da Vasto e di tutelarne il nome e la memoria nel tempo, promuovendo la giusta collocazione in termini storico-critici della figura e del percorso culturale e creativo dell’artista.

L’Associazione persegue anche l’obiettivo di avviare e strutturare un processo progressivo e sistemico di ricerca, acquisizione, digitalizzazione, catalogazione, conservazione e divulgazione - nelle forme e nelle modalità di volta in volta ritenute congrue e opportune - del complessivo patrimonio creativo e documentale prodotto, per costruire e consolidare l’Archivio storico del Maestro e consentire di svilupparne il Catalogo generale e ragionato, quali strumenti di ricostruzione e di analisi filologica e storica, come anche per attuare una corretta e piena salvaguardia di tutte le testimonianze, materiali e immateriali, connesse al suo Nome.

Per il 50°, l’Associazione sta progettando diverse iniziative - volte non solo a celebrarne la memoria, ma anche utili ad avviare un percorso di adeguato riconoscimento critico e di sviluppo di risorse organizzative e relazionali - da svolgersi, nel corso del 2021, sia a Vasto che sul territorio regionale abruzzese, terra natia del Maestro, come a Roma, la Città dove Carlo d’Aloisio da Vasto ha vissuto per molti decenni, svolgendo una prestigiosa attività artistica e culturale e ricoprendo importanti incarichi di direzione museale.

L’Associazione è aperta all’adesione di chiunque, soggetto fisico o giuridico, ne intenda condividere gli scopi e sia in grado con il proprio apporto, morale e/o culturale, materiale e/o immateriale, di sostenerne il perseguimento. Il sito ufficiale è www.carlodaloisiodavasto.it

Carlo d'Aloisio (Mayo)
Presidente Associazione Culturale "Archivio del Maestro Carlo d'Aloisio da Vasto"


Carlo d’Aloisio da Vasto Breve Biografia 

Carlo d’Aloisio da Vasto è nato a Vasto (CH) - Patria dei Palizzi e dei Rossetti - il 13 Aprile 1892. Nel 1908 all’età di soli sedici anni esordisce, dopo una formazione autodidatta, nell’arte, esponendo con successo a Castellammare Adriatico le sue prime opere pittoriche. Nel 1914 lascia la sua casa di Vasto per trasferirsi a Roma. Ben presto si appassiona alla xilografia e inizia la sua attività di illustratore collaborando a diverse riviste dell’epoca: “La Rivista di Oggi”, “L’Attualità”, “Il Romanzo dei Piccoli”. Contemporaneamente si dedica ad illustrare libri e corsi di lettura per l’infanzia (“Noi e il Mondo”, “Emporium”, “Satana Beffa”, “Ragazzi d’Italia”, “Cuor D’Oro”, “Il Corriere dei Piccoli”, Il Giornalino della Domenica”, editi nell’ordine da Carabba, dall a Mondadori, dal Trevisani, dal Maffei e dal Berlutti) e libri di arte (il “Verdi” di Martinelli, “La Vita di Baracca” di Mascardi e “Calcutta nell’ Intimità” di Ceccacci, editi dallo Studio Editoriale di Genova). Nel 1918, conclusasi la prima guerra mondiale, raccoglie in un album dodici incisioni su legno da motivi di guerra e le pubblica col nome di “Xilografie suggerite dalla guerra”. Nel 1923 partecipa a Monza alla Mostra Internazionale d’Arte Decorativa con degli arazzi realizzati su suoi disegni da tessitori aquilani. Nel 1927 sposa Elisabetta Mayo, scultrice stimatissima dal grande maestro Vincenzo Gemito. Nel 1930 Antonio Munoz sovraintendente e ispettore generale del Governatorato di Roma gli affida l’incarico di creare ed allestire la Sezione Moderna del Museo di Roma e la Galleria Comunale di Arte Moderna presso l’edificio di via dei Cerchi (ex Mulini Pantanella). Dal 1930 al 1933 si impegna nella personale ideazione e direzione della pubblicazione dell’ ”Almanacco degli Artisti - il Vero Giotto”, opera volta alla analisi critica delle diverse tendenze dell’arte italiana del tempo, al quale collaborano diversi e importanti artisti romani. Nel 1935 viene nominato direttore del Palazzo delle Esposizioni e della Galleria Comunale d’Arte Moderna, per la quale acquista opere di Socrate, Trombadori, Donghi, Scipione, Mafai, Melli e altri artisti. Negli anni seguenti è presente in mostre importanti tra cui: I e II Quadriennale d’Arte di Roma (1931- 1935), le Biennali Veneziane (1934-1936 ), numerose personali a Losanna, New York, Buenos Aires e Berlino, espone inoltre alla Mostra Internazionale dell’Incisione Moderna a Firenze (1927), alla Internazionale dell’Incisione a Los Angeles (1930-1932), alla prima Mostra di Incisione (1931) e alla Mostra di Disegno al Circolo Artistico di Roma (1935). Nel 1950 propone e ottiene dal Comune di Roma il trasferimento del Museo di Roma e della Galleria di Arte Moderna nella sede attuale di Palazzo Braschi. (Partecipa alla direzione del restauro del palazzo e dirige la sistemazione delle opere museali, documentative e artistiche). Vince numerosi premi e medaglie d’oro, tra cui quella del Presidente della Repubblica Italiana. Le sue opere sono oggi conservate nelle maggiori gallerie d’arte di Italia, di Europa e d’America. Muore a Roma il 21 Novembre 1971.


www.carlodaloisiodavasto.it
associazione@carlodaloisiodavasto.it